Il Santuario di S. Maria della Noce “Madonna delle Vocazioni” a Inverigo è uno dei tanti santuari sparsi nelle contrade della Brianza, segno tangibile della benevolenza della Madonna e della fervente pietà della gente. Non è soltanto un luogo da visitare, i tanti pellegrini che varcano e che hanno varcato la sua soglia vengono qui discretamente per pregare.
Il pellegrino che oggi si ritrova a S. Maria della Noce può solo parzialmente rivivere l'ambiente storico e naturale in cui esso è sorto.
Tuttavia si può notare la posizione appartata rispetto al paese con un nucleo di case, oggi abitazioni che un tempo rappresentavano un nucleo di piccoli negozi e una osteria sorta al tempo del seminario e intimamente legato alla sopravvivenza economica di questo.
Ancora oggi l'interno del complesso in cui sorge il Santuario si chiama «piazza mercato»: per secoli fu mercato di rame e dal secolo scorso fino al dopoguerra fu rinomato mercato del baco da seta. Sul piazzale, infatti, si svolgeva il più importante mercato dei bozzoli della Brianza. La facciata a capanna della chiesa ha una severa e classica bellezza in cui spicca il portale di legno intagliato, opera certamente secentesca, un po' anomala e preziosa che fa rivivere in modo caldo e schietto il titolo della litanie lauretane: Janua coeli, Maria porta del cielo.
L'interno dell' edificio in stile dorico ha un impianto a croce al quale si raccordano le due cappelle laterali. Il grande vano centrale quadrato è sormontato dalla cupola a calotta cieca e illuminato dall' abbondante luce proveniente dalla lanterna allungata. Cupola e volte sono decorate con lacunari e rosoni; figure degli evangelisti decorano i quattro pennacchi. La navata centrale è spoglia e conduce quasi naturalmente verso l' altare maggiore su cui sovrasta la statua lignea policroma, opera artigianale secentesca della Vergine col Bambino.
L'altare maggiore e il drappeggio marmoreo sul fondo è del tardo seicento e proviene da Gravedona.
Le due cappelle laterali dedicate a S. Carlo e a S. Giuseppe (attualmente cappella del Crocifisso), ricche di stucchi, riecheggiano motivi classicheggianti secenteschi.
Il Crocifisso sull' altare di destra esprime stili secenteschi tipici, riscontrabili anche nei crocifissi di tanti altri santuari dell' arco alpino.
Il pellegrino che oggi si reca al Santuario di Inverigo può osservare parti dell'originario complesso emerse durante gli ultimi restauri (dicembre 1991-93) lasciate visibili a testimonianza delle diverse fasi di crescita dell'edificio mariano.
L'ARTE NEL SANTUARIO
Arrivando al santuario colpisce una vecchia torre campanaria addossata alla chiesa; rappresenta un corpo anomalo eppur fondante. La torre, con fusto in cotto su basamento apparecchiato con blocchi in serizzo, presenta un' alternanza di oculi ed arcate ritagliati nel piano parietale. Essa rappresenta un episodio significativo nell' area milanese, non solo per l' elaborazione del linguaggio architettonico, ma anche per il largo impiego del cotto.
Preesiste al santuario e la sua struttura medioevale la fa risalire a quella serie di torri di comunicazioni e segnalazioni che collegavano Lecco, Erba, Mariano, Cantù. E' probabile che a ridosso di questa torre sorgesse la primitiva cappella di S. Maria che ora accoglie l' effige della Vergine nella diretta comunicazione con il santuario.
Sopra la porta che conduce in sacrestia, nell' abside, è stato posto recentemente un quadro, strappo di affresco trasportato su tela e proveniente dalla vecchia parrocchia di Inverigo; rappresenta Maria che allatta il Bambino. Studiata nel 1953, essa potrebbe rappresentare la più antica raffigurazione di S. Maria della Noce, o forse più precisamente, dell' antica dolcissima «Madonna del Pane».
Nel corso del XVII secolo, l' originaria immagine venne sostituita dalla statua in legno policromo della Vergine con il Bambino, tuttora custodita all' interno dell' ornata edicola posta al centro dell' altare maggiore.
Nella cappella del Borromeo è possibile ammirare la pala raffigurante "San Carlo in Gloria", ritenuta anonima per lunghi anni, oggi attribuibile al Morazzone (1618). Di notevole valore e bellezza sono anche le grandi tele collocate sulle pareti laterali del braccio orientale; "Assunzione della Vergine" (XVI sec.) attribuita a Domenico Caresana e la "Visitazione della Vergine a S. Elisabetta" di Francesco Crivelli (XV sec.).
"Gesù con la cananea", attribuito alla scuola dei Carracci, è collocata sopra il portale d' ingresso. Altre due tele, di altrettanto interesse, sono: "San Girolamo" e "Gesù nell' orto degli Ulivi", quest' ultima di Antonio Campi (1577). Notevoli sono anche le acqueforti della Via Crucis.
Il pellegrino che oggi si ritrova a S. Maria della Noce può solo parzialmente rivivere l'ambiente storico e naturale in cui esso è sorto.
Tuttavia si può notare la posizione appartata rispetto al paese con un nucleo di case, oggi abitazioni che un tempo rappresentavano un nucleo di piccoli negozi e una osteria sorta al tempo del seminario e intimamente legato alla sopravvivenza economica di questo.
Ancora oggi l'interno del complesso in cui sorge il Santuario si chiama «piazza mercato»: per secoli fu mercato di rame e dal secolo scorso fino al dopoguerra fu rinomato mercato del baco da seta. Sul piazzale, infatti, si svolgeva il più importante mercato dei bozzoli della Brianza. La facciata a capanna della chiesa ha una severa e classica bellezza in cui spicca il portale di legno intagliato, opera certamente secentesca, un po' anomala e preziosa che fa rivivere in modo caldo e schietto il titolo della litanie lauretane: Janua coeli, Maria porta del cielo.
L'interno dell' edificio in stile dorico ha un impianto a croce al quale si raccordano le due cappelle laterali. Il grande vano centrale quadrato è sormontato dalla cupola a calotta cieca e illuminato dall' abbondante luce proveniente dalla lanterna allungata. Cupola e volte sono decorate con lacunari e rosoni; figure degli evangelisti decorano i quattro pennacchi. La navata centrale è spoglia e conduce quasi naturalmente verso l' altare maggiore su cui sovrasta la statua lignea policroma, opera artigianale secentesca della Vergine col Bambino.
L'altare maggiore e il drappeggio marmoreo sul fondo è del tardo seicento e proviene da Gravedona.
Le due cappelle laterali dedicate a S. Carlo e a S. Giuseppe (attualmente cappella del Crocifisso), ricche di stucchi, riecheggiano motivi classicheggianti secenteschi.
Il Crocifisso sull' altare di destra esprime stili secenteschi tipici, riscontrabili anche nei crocifissi di tanti altri santuari dell' arco alpino.
Il pellegrino che oggi si reca al Santuario di Inverigo può osservare parti dell'originario complesso emerse durante gli ultimi restauri (dicembre 1991-93) lasciate visibili a testimonianza delle diverse fasi di crescita dell'edificio mariano.
L'ARTE NEL SANTUARIO
Arrivando al santuario colpisce una vecchia torre campanaria addossata alla chiesa; rappresenta un corpo anomalo eppur fondante. La torre, con fusto in cotto su basamento apparecchiato con blocchi in serizzo, presenta un' alternanza di oculi ed arcate ritagliati nel piano parietale. Essa rappresenta un episodio significativo nell' area milanese, non solo per l' elaborazione del linguaggio architettonico, ma anche per il largo impiego del cotto.
Preesiste al santuario e la sua struttura medioevale la fa risalire a quella serie di torri di comunicazioni e segnalazioni che collegavano Lecco, Erba, Mariano, Cantù. E' probabile che a ridosso di questa torre sorgesse la primitiva cappella di S. Maria che ora accoglie l' effige della Vergine nella diretta comunicazione con il santuario.
Sopra la porta che conduce in sacrestia, nell' abside, è stato posto recentemente un quadro, strappo di affresco trasportato su tela e proveniente dalla vecchia parrocchia di Inverigo; rappresenta Maria che allatta il Bambino. Studiata nel 1953, essa potrebbe rappresentare la più antica raffigurazione di S. Maria della Noce, o forse più precisamente, dell' antica dolcissima «Madonna del Pane».
Nel corso del XVII secolo, l' originaria immagine venne sostituita dalla statua in legno policromo della Vergine con il Bambino, tuttora custodita all' interno dell' ornata edicola posta al centro dell' altare maggiore.
Nella cappella del Borromeo è possibile ammirare la pala raffigurante "San Carlo in Gloria", ritenuta anonima per lunghi anni, oggi attribuibile al Morazzone (1618). Di notevole valore e bellezza sono anche le grandi tele collocate sulle pareti laterali del braccio orientale; "Assunzione della Vergine" (XVI sec.) attribuita a Domenico Caresana e la "Visitazione della Vergine a S. Elisabetta" di Francesco Crivelli (XV sec.).
"Gesù con la cananea", attribuito alla scuola dei Carracci, è collocata sopra il portale d' ingresso. Altre due tele, di altrettanto interesse, sono: "San Girolamo" e "Gesù nell' orto degli Ulivi", quest' ultima di Antonio Campi (1577). Notevoli sono anche le acqueforti della Via Crucis.
Bellissimo il santuario e splendide le immmagini!!! Baci ^____^
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